“Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi”. È proprio da qui che vorrei partire, dall’insegnamento più grande che ci è stato donato, indistintamente a ogni essere umano: amarci. Fare volontariato è proprio questo: una volontà di fare del bene, che non è sottoposto a condizione, un aiuto spontaneo e privo di scopo utilitaristico, non ricevi cose materiali, ma ciò che è tangibile segno di amore puro, uno sguardo, un sorriso, un abbraccio.
Ho iniziato a fare volontariato perché mi sentivo estremamente infelice, vuota, assente. Così ho ragionato su me stessa, ho parlato alla mia anima e alla mia coscienza, ho capito che era il momento di smettere di essere qualcuno che il mondo voleva che io fossi, e semplicemente iniziare a essere. Il volontariato presso la Casa Marco mi ha dato proprio questo, la possibilità di esistere sinceramente. Lì ho imparato il valore dell’essere umano in quanto tale da quelle persone che apparentemente noi consideriamo incapaci, diverse da noi, strane perché non corrispondono ai canoni che la società ha imposto. E invece loro nella semplicità e nella verità camminano, abitano. Ti amano e ti accolgono senza sapere chi sei, senza voler sapere cosa sei nella vita, ti accettano in quanto essere unico e irriproducibile nel suo modo di sentire e vivere nel mondo.
Il volontariato ti permette di ragionare in modo autentico, di vivere il presente intensamente, ti permette di cogliere quelle sfumature che nella vita frenetica che viviamo non prestiamo attenzione. Giusto questa parola mi fa riflettere, “porre attenzione”, dal latino “volgere l’animo a qualcosa”. È qui che cambia tutto, metterci l’anima, donare te stesso.
Dobbiamo ricordarci che la bilancia dei rapporti non si smuove per quantità di favori, ma per la loro intrinseca qualità, donare l’unica cosa che realmente abbiamo, che significa avere cura di restituirti a te stesso migliore di quanto ti ho ricevuto.
Il tempo che puoi donargli si trasforma in felicità. Quando sono lì mi sento utile, viva.
Grazie a questa esperienza ho imparato cose nuove che mai avrei pensato di poter fare, come fare dei fiocchetti o cucire, sciocchezze all’apparenza ma che fanno sorridere il cuore. Grazie a loro mi sento lo strumento attraverso il quale riescono anche loro a creare qualcosa che gli dà forza di esistere, e quando accade ciò anch’io finalmente mi sento piena.
In fondo se ci penso sono più grata io a loro di quanto creda che lo siano loro a me.
Sara